Le sarde a beccafico sono un piatto antichissimo della tradizione
culinaria siciliana. Originariamente, tale pietanza veniva preparata dai
cosiddetti Monsù, i cuochi più richiesti dalle famiglie aristocratiche del
1800.
La ricetta delle sarde
a beccafico di Trapani è liberamente ispirata a quella che gli stessi Monsù
erano soliti preparare per gli esponenti delle classi nobiliari del dell’isola
tricuspide.
La versione originale delle sarde includeva al suo interno il
beccafico, un volatile di piccole dimensioni particolarmente ghiotto di
fichi. Quest’ultimo era l’ingrediente
principale del ripieno, accanto alla mollica di pane, all’uva passa e ai
pinoli. La ricetta dei Monsù veniva cotta al forno, insieme alle spezie più
rappresentative dell’isola.
La fama delle sarde a
beccafico di Trapani pian piano iniziò a diffondersi anche tra le classi
meno abbienti che, per ragioni di natura economica, sostituirono la selvaggina
con ingredienti a buon mercato e facili da reperire, come il pesce azzurro o il
pane.
Nel corso degli anni, le sarde a beccafico si sono
conquistate un posto di riguardo negli annali dei piatti più richiesti del
panorama gastronomico della Sicilia. Le sarde a beccafico variano a seconda
delle diverse provincie dell’isola, specialmente in relazione alla selezione
degli ingredienti e alle modalità di preparazione e cottura del piatto.
Le sarde a beccafico
di Trapani,oltre a essere un
piatto gustoso e sofisticato, apportano all’organismo significative proprietà
nutrizionali riconducibili all’assunzione degli omega 3. Il pesce azzurro infatti
ha grassi simili a quelli vegetali che, a loro volta, si distinguono per la
presenza di composti insaturi. Le proprietà benefiche contenute nelle diverse
varietà del pesce azzurro sono essenziali per lo sviluppo cerebrale e la salvaguardia
del cuore e delle arterie.
Gli ingredienti principali delle sarde a beccafico
della zona di Trapani sono il pangrattato, il succo di arancia, la cipolla, il
prezzemolo, l’uva passa, i pinoli, l’olio, il sale e le foglie di alloro che
devono essere la metà rispetto al numero effettivo delle sarde.